È ormai chiaro che per il coronavirus, nonostante la sua origine zoonotica, la modalità di trasmissione predominante è fra uomo e uomo. I numerosi casi di abbandono, o peggio, di uccisione di animali domestici per un’errata considerazione riguardo la trasmissione del virus, ha reso più che mai necessari dei chiarimenti, questo nonostante la dichiarazione dell’Oms che non ci fossero, già a inizio pandemia, evidenze scientifiche sulla trasmissione del virus da animali all’uomo. Il tempo ha dato ragione alla cautela, e ad oggi i contagi animali da SARS-Co V-2 si contano sulle dita di una mano.
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Abbiamo evidenza di 2 casi di cani di Honk Kong (1), entrambi i cani vivevano a stretto contatto con i padroni infetti. Gli esami hanno riscontrato la presenza di bassi titoli virali, verosimilmente con nessuna capacità di infettare l’uomo. Più preoccupante il caso dei gatti (2 in una prima fase e altri 2 nello stato di New York ad aprile) (2). Il primo gatto individuato a Bruxelles, presentava una forma gastroenterica e alti titoli virali nel vomito e nelle feci, il secondo caso è di Hong Kong, asintomatico ed il virus è stato individuato tramite tampone nasale, in questo caso la padrona era positiva al test.
Il SARS-Co V-2 è infatti un virus correlato al virus SARS-CoV del 2002/2003 capace di infettare i gatti. Vivendo in ambienti a forte circolazione virale a causa della malattia dei loro proprietari, non è inatteso che anche gli animali possano, occasionalmente, contrarre l'infezione. Ma, nei casi osservati, gli animali sono stati incolpevoli “vittime”. A dimostrazione di questo un’indagine sierologica condotta a Whuan dopo lo scoppio dell’epidemia, ha individuato 15 su 102 gatti con anticorpi per SARS-Co V-2, arriva in seguito, nel mese di aprile la notizia che 5 tigri e 3 leoni dello zoo del Bronx fossero positive. (3)
Anche se, in questo caso gli animali non svolgono un ruolo attivo nella trasmissione, è sempre bene applicare la prassi indicata dalle autorità dell’OMS e le normali norme igieniche. La Direzione generale sanità animale e farmaci veterinari del Ministero della Salute ha emanato le “Linee guida per la gestione di animali da compagnia sospetti di infezione dal SARS-CoV-2”. (4)
Mentre nel primo caso è consigliabile che gli animali rimangano presso la propria famiglia, adottando le stesse modalità precauzionali che si adotterebbero per un altro familiare, con la possibilità di uscita per i bisogni fisiologici del cane grazie all’aiuto di amici, parenti o volontari debitamente informati. Per i gatti saranno consentite le uscite ai soggetti abituati a farlo, mentre per i furetti si adotteranno le stesse precauzioni adottate per i cani. Qui entra in gioco il veterinario: al momento del primo tampone effettuato sul componente del nucleo familiare, nella scheda epidemiologica sarà compreso anche il censimento dell’animale da compagnia, e sarà monitorato anche il suo stato di salute.
Nel caso in cui durante il monitoraggio, ci fossero delle condizioni tali da richiedere l’intervento veterinario, il veterinario ASL sottoporrà a test l’animale ripetendo il test a distanza di di 7 e 14 giorni con invio dei campioni all’ IZS (Istituto Zooprofilattico Sperimentale) competente per territorio. Il prelievo di sangue va effettuato senza anticoagulante per test sierologici, il tampone nasale, faringeo e rettale per test virologi nel cane; nel gatto e nel furetto prelievo di sangue senza anticoagulante e tampone faringeo. Se l’animale non è trattabile, la raccolta dei campioni potrà essere affidata un componente del nucleo familiare, non la persona infetta, limitandosi in tal caso al solo prelievo di un campione di feci.
Nel secondo scenario, se ci sono persone disposte a farlo, l’animale può essere accudito presso il proprio domicilio o curandoli presso il domicilio originario. A seconda della situazione epidemiologica, il servizio sanitario potrà disporre il test su tamponi prima dell’affidamento. In caso di spostamento dell’animale è preferibile un isolamento per almeno 72 ore, per minimizzare la carica virale potenzialmente presente sul pelo dell’animale. Da evitare bagni, anche perché gli schizzi d’acqua possono essere rischi potenziali di contagio per l’operatore. Se nessuno si può occupare dell’animale o degli animali, essi saranno affidati al canile sanitario, in gabbie singole, possibilmente separate, per evitare il rischio di diffusione di COVID-19. il veterinario ASL può sottoporre a test il cane, gatto o furetto, previo accordo con l’IZS territorialmente competente, ripetendo il test dopo 7 e 14 giorni in caso di negatività. In caso di positività, i tamponi saranno ripetuti ogni 7 giorni fino a negativizzazione. In ogni caso l’animale non potrà essere sottoposto ad eutanasia, salvo al fine di evitare inutili sofferenze nel caso di altre gravi patologie intercorrenti.
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