In un contesto di guerra, come quella Ucraina , ci sono componenti che ricorrono indipendentemente dalla collocazione geografica, dal periodo storico o dai mezzi militari a disposizione. Una sostanziale differenza, che si può apprezzare grazie al contributo di fotografi e cronisti presenti nei rifugi e ai confini del Paese, è la presenza inedita di animali domestici.
La realtà della guerra, tuttavia, non è modellata su queste necessità quotidiane. La ricerca di un posto sicuro, in un rifugio sotterraneo o in un centro di accoglienza ai confini del Paese, non sempre estende la propria solidarietà agli animali, anche quelli di taglia più piccola.
Questo aspetto sembra essere parzialmente diverso nel contesto ucraino in cui abbiamo assistito a centinaia di cittadini ucraini in fuga con i propri animali, stretti ai propri padroni nei modi più bizzarri. PBS Pet Travel ha confermato che più di un milione dei rifugiati ucraini in fuga dal Paese ha scelto di portare con sé i propri animali domestici, una decisione consapevole e rischiosa.
In alcune circostante, tuttavia, dopo ore e ore di viaggio si è registrato un rifiuto da parte di alcuni centri di accoglienza, che hanno di fatto chiesto di abbandonare l’animale.
L’UNHCR, ad ogni modo, sottolinea il ruolo dell’animale domestico nel supporto psicologico a chi è stato strappato alla propria quotidianità, non solo è capace di offrire un senso di comfort e rassicurazione, in particolare per i bambini, ma restituisce al padrone un senso di responsabilità.
Essere forzati a lasciare la propria casa, il proprio lavoro e il Paese in cui si è nati priva ogni cittadino del diritto alla sua autodeterminazione. Perdere anche il più frivolo legame con le proprie abitudini significa perdere, un pezzo dopo l’altro, la propria individualità ed entrare a far parte di un gruppo indiscriminato di individui coinvolti dallo stesso futuro.
La scelta di fuggire, in altre città del Paese o fuori dai confini ucraini con i propri animali, significa tentare di mantenere la stabilità del nucleo familiare per quanto possibile.
Per questo le immagini che ci raccontano la fatica di queste famiglie, che molto spesso insieme all’animale trascinano bambini e anziani, non solo ci commuovono, ma ci dimostrano quanto sia disperato il bisogno di mantenere anche il più minimo senso di normalità.
si sta dimostrando indispensabile a gestire la situazione attuale, l’assenza di strutture di sanità pubblica pienamente in funzione ha imposto di stabilire contatti diretti con associazioni veterinarie e rifugi per animali nei Paesi dell’Unione Europea.
Ai confini del Paese sono offerti servizi veterinari da parte di volontari professionisti, che hanno il compito di effettuare un controllo generico. Il numero di animali, tuttavia, è in costante crescita e questo ha richiesto il rafforzamento del supporto veterinario dei Paesi confinanti.
Tutto questo sta aprendo altri fronti potenzialmente problematici, come la diffusione su territorio UE di zoonosi, ne parliamo in questo articolo.
Su questo aspetto i Paesi dell’UE si stanno dimostrando piuttosto comprensivi, tanto che sono state adottate diverse disposizioni sia a livello nazionale e sia locale funzionali a disporre un allentamento di alcune misure relative all’ingresso degli animali domestici in UE e alle procedure di affido.
La situazione comunque è in costante mutamento e le cliniche veterinarie sono chiamate a far riferimento alle disposizioni indicate dalle regioni, che hanno introdotto procedure specifiche di emergenza relative sia alla tempestiva comunicazione ai servizi veterinari dell’AUSL sia alla somministrazione vaccinale antirabbica, o titolazione anticorpale, quando necessario.
Se interessati a supportare cliniche e/o associazioni veterinarie, di seguito alcuni contatti:
LAV (www.lav.it)
Vets for Ukraine (vetsforukraine.com)
His patrol House (casaluipatrocle.ro/en)
In un contesto di guerra, come quella Ucraina , ci sono componenti che ricorrono indipendentemente dalla collocazione geografica, dal periodo storico o dai mezzi militari a disposizione. Una sostanziale differenza, che si può apprezzare grazie al contributo di fotografi e cronisti presenti nei rifugi e ai confini del Paese, è la presenza inedita di animali domestici.
TLa realtà della guerra, tuttavia, non è modellata su queste necessità quotidiane. La ricerca di un posto sicuro, in un rifugio sotterraneo o in un centro di accoglienza ai confini del Paese, non sempre estende la propria solidarietà agli animali, anche quelli di taglia più piccola.
Questo aspetto sembra essere parzialmente diverso nel contesto ucraino in cui abbiamo assistito a centinaia di cittadini ucraini in fuga con i propri animali, stretti ai propri padroni nei modi più bizzarri. PBS Pet Travel ha confermato che più di un milione dei rifugiati ucraini in fuga dal Paese ha scelto di portare con sé i propri animali domestici, una decisione consapevole e rischiosa.
In alcune circostante, tuttavia, dopo ore e ore di viaggio si è registrato un rifiuto da parte di alcuni centri di accoglienza, che hanno di fatto chiesto di abbandonare l’animale.
L’UNHCR, ad ogni modo, sottolinea il ruolo dell’animale domestico nel supporto psicologico a chi è stato strappato alla propria quotidianità, non solo è capace di offrire un senso di comfort e rassicurazione, in particolare per i bambini, ma restituisce al padrone un senso di responsabilità.
Essere forzati a lasciare la propria casa, il proprio lavoro e il Paese in cui si è nati priva ogni cittadino del diritto alla sua autodeterminazione. Perdere anche il più frivolo legame con le proprie abitudini significa perdere, un pezzo dopo l’altro, la propria individualità ed entrare a far parte di un gruppo indiscriminato di individui coinvolti dallo stesso futuro.
La scelta di fuggire, in altre città del Paese o fuori dai confini ucraini con i propri animali, significa tentare di mantenere la stabilità del nucleo familiare per quanto possibile.
Per questo le immagini che ci raccontano la fatica di queste famiglie, che molto spesso insieme all’animale trascinano bambini e anziani, non solo ci commuovono, ma ci dimostrano quanto sia disperato il bisogno di mantenere anche il più minimo senso di normalità.
si sta dimostrando indispensabile a gestire la situazione attuale, l’assenza di strutture di sanità pubblica pienamente in funzione ha imposto di stabilire contatti diretti con associazioni veterinarie e rifugi per animali nei Paesi dell’Unione Europea.
Ai confini del Paese sono offerti servizi veterinari da parte di volontari professionisti, che hanno il compito di effettuare un controllo generico. Il numero di animali, tuttavia, è in costante crescita e questo ha richiesto il rafforzamento del supporto veterinario dei Paesi confinanti.
Tutto questo sta aprendo altri fronti potenzialmente problematici, come la diffusione su territorio UE di zoonosi, ne parliamo in questo articolo.
Su questo aspetto i Paesi dell’UE si stanno dimostrando piuttosto comprensivi, tanto che sono state adottate diverse disposizioni sia a livello nazionale e sia locale funzionali a disporre un allentamento di alcune misure relative all’ingresso degli animali domestici in UE e alle procedure di affido.
La situazione comunque è in costante mutamento e le cliniche veterinarie sono chiamate a far riferimento alle disposizioni indicate dalle regioni, che hanno introdotto procedure specifiche di emergenza relative sia alla tempestiva comunicazione ai servizi veterinari dell’AUSL sia alla somministrazione vaccinale antirabbica, o titolazione anticorpale, quando necessario.
Se interessati a supportare cliniche e/o associazioni veterinarie, di seguito alcuni contatti:
LAV (www.lav.it)
Vets for Ukraine (vetsforukraine.com)
His patrol House (casaluipatrocle.ro/en)